Nelle nostre tasche ci sono meno soldi dopo l’arrivo del CoVid.
La crisi economica, che riguarda molti cittadini, è più veloce del virus.
Esiste un rimedio?
Finora, la cura è stata peggio della malattia!
E questo vale anche per il nuovo Decreto Sostegni.
Fin qui è mancato un “vaccino economico”.
Dati alla mano, le misure economiche adottate in Italia, spesso partorite con logica casuale, si sono rivelate inefficaci rispetto ai basilari bisogni dei cittadini.
Parlano i numeri del Ministero delle Finanze: nel 2020, le società e le partite Iva hanno perso 288 MILIARDI di Euro rispetto al 2019. È un po’ come dire che gran parte di questi soldi non è circolata nella vita quotidiana.
Quali rimedi sono stati introdotti fino ad oggi?
Nell’ultimo anno sono state sfornate leggi farraginose e senza focus sui cittadini, rivolte invece a mantenere in vita quel “gigante con i piedi di argilla”, cioè la burocrazia.
Le leggi adottate per fronteggiare l’emergenza costringono i cittadini a cercare un “ago in un pagliaio” per capire se ci sono misure utili, o quantomeno capaci di mitigare gli effetti sanitari ed economici prodotti dal CoVid. Peraltro, alle partite Iva sono riconosciuti contributi minimali, nell’ordine di pochi punti percentuali rispetto alle perdite economiche.
Alcuni esempi.
La solita bacchetta magica della burocrazia ha trasformato il recente “superbonus edilizia” da opportunità in matassa difficile da sbrogliare per i cittadini, obbligandoli a conseguire numerose certificazioni tecniche per godere dell’agevolazione e dimostrare di non aver frodato lo Stato. Lo stesso vale per i modi e tempi con cui sono rinviate alcune scadenze fiscali e contributive, o per i criteri farraginosi con cui sono concepiti gli indennizzi ai commercianti. Sono tutte occasioni sprecate che potevano consentire ai cittadini di accedere con facilità a contributi a fondo perduto, sgravi fiscali e contributivi, e invece sono costretti a gettare la spugna in partenza oppure a rimanere invischiati nei meandri degli adempimenti burocratici o, peggio, delle liti tributarie e penali che possono innescarsi anche in presenza di un loro minimo errore incolpevole.
Le previsioni non sono certamente rosee e la maggior parte dei cittadini “non protetti”, soprattutto partite Iva e lavoratori del settore privato, si sentono abbandonati dallo Stato, che fino ad oggi ha dato prova tangibile di non aver compreso le priorità dei più colpiti dalla crisi CoVid.
Allora non moriremo di CoVid, ma moriremo di burocrazia e di crisi economica?